Tra le polemiche arriva a scuola l’ora d’arabo per i bambini italiani
Tra le polemiche arriva a scuola l’ora d’arabo per i bambini (italiani). Temi come accoglienza, integrazione, società multietnica e multiculturale sono estremamente attuali e discussi. Spesso sono terreno di contrasto anche acceso tra le diverse forze politiche e non passa giorno senza che i media dedichino loro ampio spazio.
Senza dubbio il confronto con altre culture è irrinunciabile e comunque la si pensi va affrontato in diversi contesti, come quello lavorativo e più in generale quello sociale. C’è una realtà dove è particolarmente importante avviare un dialogo su questi temi e possibilmente dei processi inclusivi concretamente efficaci, parliamo ovviamente della scuola. Le classi dei nostri istituti scolastici sono sempre più multietniche, questo aspetto se mal gestito può diventare un problema, al contrario se ci si muove a dovere può diventare una grande risorsa per i nostri ragazzi.
Di recente ha fatto notizia che in un seconda elementare di Cernusco sul Naviglio, paese vicino a Milano, con un gran numero di immigrati, sia stata introdotta l’ora di lingua araba per i bambini italiani, affidata ad un’insegnante madrelingua e pagata con fondi gestiti dal Comune (a guida Partito Democratico). L’obbiettivo della discussa iniziativa era quello di favorire l’inserimento di una bimba di origini egiziane, ma molti genitori non l’hanno gradita.
Il quotidiano Il Giorno è stato tra i primi a trasformare l’accaduto in una notizia e a estendere i confini della polemica da Cernusco sul Naviglio a tutta Italia. Dalle polemiche tra genitori e insegnanti, ad un vero e proprio putiferio politico il passo è stato assi breve. Contro il corso di arabo s’è scagliata la Lega affermando che dovrebbero essere gli arabi ad imparare l’italiano e non il contrario. C’è chi non ha ravvisato nell’idea finanziata dal Comune i connotati di mediazione culturale e pertanto ha messo in dubbio la finanziabilità dell’iniziativa con soldi pubblici.
Gli unici a non schierarsi e a non vedere nessun problema in quanto accaduto sono probabilmente solo i bambini, che hanno con ogni probabilità vissuto come un gioco il poter imparare qualche parola in un’altra lingua e il riuscire a scrivere il proprio nome con un differente alfabeto. Senza dubbio iniziative come queste, specie se “improvvisate” possono diventare divisive, come testimoniano i tanti dubbi e polemiche sollevate in primis dai genitori e poi dalla politica. Quel che va però compreso è che per i nostri bambini imparare a rapportarsi con altre lingue e culture sarà sempre più importante per essere nel prossimo futuro competitivi in un mercato del lavoro sempre più internazionale. L’Italia è uno dei paesi con le minori competenze linguistiche, iniziare fin da piccoli a studiare altre lingue può aprire un’infinità di porte ed opportunità.