Iniziato il nuovo anno scolastico tra le polemiche: il 14% fuori dalle classi

E’ iniziato da pochi giorni un nuovo anno scolastico per migliaia di bambini e ragazzi in tutta Italia, e non sono mancate le prime polemiche. Il motivo? In questo 2019-2020 ben 600mila studenti non entreranno in aula, un numero pari al 14%, ben oltre la media europea che si ferma al 10,7%.
Il dato spiega la situazione di emergenza che è presente nel nostro Paese, dove tantissimi giovani alunni abbandonano prima del tempo il proprio percorso formativo. Questo ci porta a entrare nella classifica europea al quartultimo posto, a braccetto con Malta, Spagna e Romania. Di tutta risposta è arrivato l’appello dell’Ue, che ha invitato tutti i Paesi a scendere al di sotto del 10% già entro il prossimo anno scolastico.
Quei 600mila ragazzi dicono no agli studi (e al lavoro)
Agli appelli in classe quindi mancherà una fetta importante di alunni, che hanno interrotto il proprio percorso di formazione lo scorso anno, pur essendo ancora in età da studio. Questa emergenza sta prendendo il largo ormai, perché il tema della scuola è stato trascinato e sottovalutato governo dopo governo. Purtroppo però resta una vera priorità riuscire a trovare una soluzione per colmare tale debolezza, soprattutto se consideriamo che l’abbandono cammina di pari passo con l’equità di accesso all’istruzione. E ovviamente va a condizionare l’andamento del Pil.
Riuscire però ad arrivare al di sotto del 10% entro l’anno prossimo, è alquanto ostico, e tale obiettivo ci pone già in difficoltà. Per raggiungere questa soglia, secondo gli esperti, servono almeno 10 anni. Siccome non esiste una bacchetta magica che ci permetta di realizzare il miracolo, è chiaro che l’Italia sarà il fanalino di coda dell’Europa.
Avere così tanti giovani con un basso livello di competenze, inciderà inevitabilmente sul tasso di occupazione e quindi sul lavoro. Ecco perché si parla poi di un’influenza diretta sul Pil del nostro Paese.
Un nuovo anno scolastico in crisi
Dati alla mano, possiamo dire che le scuole secondarie di primo grado vedono uscire 13mila alunni tra italiani e stranieri. Le scuole superiori, con i loro 2,5 milioni di iscritti, contano un numero di abbandoni di 53mila giovani italiani e 7mila studenti stranieri. Ma come si ferma questo trend?
L’idea che si è diffusa è di una scuola che non attrae, non incuriosisce, ma respinge i ragazzi: la prima cosa da fare è invertire la rotta. Perché è vero che la situazione è in fase di miglioramento, ma ogni attività avviene in modo troppo lento.
Nel 2004 l’abbandono prematuro contava 990mila ragazzi, quindi il 23% dei ragazzi di età compresa tra i 18 e i 24 anni. Nel 2014 invece il numero è sceso drasticamente a 640mila, pari al 15%. E ora si guarda a quel 10% che bisogna raggiungere per rispettare i voleri dell’Ue, sapendo che in un anno la percentuale dell’Italia è scesa di 0,5%.