Torna la didattica a distanza per le superiori
Torna la didattica a distanza? Durante il lockdown tutti abbiamo familiarizzato con il concetto di didattica a distanza e con la sua sigla “dad”. Si faceva scuola da remoto e anche se con qualche difficoltà dovuta a problemi di rete o assenza di device, in generale non è andata poi così male. Abbiamo visto che anche in Italia studiare da casa è possibile, grazie a tecnologie da tempo radicate nella nostra quotidianità.
Con la seconda, attesa, temuta e ampiamente prevedibile, ondata di contagi, ora si ricorre nuovamente alla didattica a distanza, anche se con modalità e percentuali differenti, cercando un non facile punto di equilibrio tra famiglie, scuole, governo centrale e politica regionale.
Per elementari e medie, almeno per ora la didattica resta in presenza, per le superiori invece non si potrà entrare in classe prima delle 9 e si potranno organizzare anche dei turni pomeridiani. Restano non pochi dubbi di presidi e anche di docenti, famiglie e studenti, difficile prevedere grossi cambiamenti prima di natale, intanto le ordinanze regionali, come ormai siamo abituati, a macchia di leopardo lungo tutto lo stivale, adegueranno la situazione a quanto si legge nell’ultimo DPCM che prevede almeno il 75% di didattica a distanza, che potrà però arrivare, in base alle scelte delle singole regioni, anche al 100%, ma non subito. Ci vorrà qualche giorno per organizzarsi.
In Lombardia, una delle regioni italiane più duramente colpite dalla pandemia, già ora la didattica è al 100% a distanza per le scuole superiori, così come anche in Campania. Nel Lazio, in Piemonte e Liguria invece il 50% degli studenti vanno in aula e l’altra metà può studiare da casa, alternandosi. La Sicilia ha lasciato i ragazzi a casa 2 settimane per organizzarsi e capire meglio come muoversi.
L’Associazione nazionale presidi è molto critica sulle scelte del governo e invoca l’autonomia scolastica e la necessità di fornire un’offerta formativa calibrata, su tutto il territorio nazionale, da nord a sud, dai grandi centri urbani ai piccoli agglomerati rurali.
La situazione dei piccoli centri è molto diversa da quella delle città, spesso non ci sono le infrastrutture tecnologiche necessarie per una efficace didattica a distanza e questo può causare un crescente e preoccupante divario di preparazione tra studenti di Serie A e di Serie B. Una cosa inaccettabile. L’abbandono scolastico poi, in particolare nelle aree più critiche è stato un fenomeno in preoccupante crescita durante e il primo lockdown e potrebbe proseguire anche in questa fase di semi-lockdown, con conseguenze molto serie.
La sicurezza dei ragazzi, così come del personale della scuola è fondamentale, ma senza dubbio la didattica a distanza per essere una valida risposta, va inserita in un quadro più ampio e articolato di interventi. Bisogna lavorare per ridurre il digital divide in modo urgente e assicurare il più possibile agli studenti spazi di socialità.