Specialistica o non Specialistica? Questo il dilemma!
Era il 1999 quando veniva annunciata dal Ministero la riforma dell’Università che prevedeva quello che oggi conosciamo come il 3+2.
In pratica, per alcuni corsi universitari, la laurea triennale veniva distinta da quella magistrale. Era quindi possibile per i nuovi iscritti a Lettere e Filosofia, Economia, Psicologia, Ingegneria, Lingue, Chimica o ai corsi delle aree scientifiche, biotecnologiche o sanitarie, dopo i primi tre anni, scegliere se iniziare a lavorare o proseguire lo studio con una laurea specialistica. Rimanevano a ciclo unico le università di Medicina, Odontoiatria, Farmacia, Giurisprudenza, Veterinaria e Architettura.
Una scelta che ha avuto nel corso degli anni risvolti positivi e negativi. Nonostante questo, questa distinzione perdura. E così continua il dilemma dei neolaureati triennali: specialistica sì o no?
Alcuni non si pongono proprio il problema e vedono il proseguimento dell’università come una scelta scontata e naturale. Altri, invece, sono combattuti. In parte perché, dopo tanti anni passati sui libri, è normale avvertire una certa stanchezza e andare alla ricerca di nuove esperienze di vita. C’è però l’ansia di non avere la possibilità di trovare una buona occupazione a meno che non si prenda un ulteriore titolo. Non è una scelta leggera, perché continuare a studiare significa investire altri due anni del proprio tempo e altro denaro.
In realtà, per risolvere il dubbio amletico basta farsi un’altra domanda (se più semplice o più complicata, dipende da chi se la pone): che lavoro voglio fare da grande?
È inutile negare che alcune professioni necessitano di una laurea magistrale. Se si vuole fare l’insegnante o lo/a psicologo/a, una laurea triennale non basta. In casi simili, la divisione del corso di laurea risulta svantaggiosa visto che bisogna scrivere due tesi di laurea e questo ha precise conseguenze in termini economici e temporali.
Per lavorare in azienda, invece, la laurea triennale è sufficiente. Anzi, presentarsi ai colloqui ancora sotto ai 25 anni può essere molto vantaggioso. Tuttavia, ci sono molte realtà che prediligono le qualifiche e, quindi, non avere un titolo specialistico potrebbe essere un problema. In questo caso, però, si potrebbe optare per un master di I livello. Lo scopo sarebbe ugualmente raggiunto con un minore dispendio di tempo ed energie.
È vero che i corsi di laurea specialistica sono molto teorici e spesso riprendono argomenti e materie già affrontati durante la triennale. Questo non incentiva un neolaureato a iscriversi alla magistrale, soprattutto in considerazione del fatto che i due anni passati sui libri potrebbero essere sfruttati per iniziare a fare esperienza nel mondo del lavoro, esperienza sempre tanto richiesta dal mercato.
Per cercare di superare questo disagio, si potrebbe valutare l’iscrizione a un’università telematica come la UniCusano. Non c’è obbligo di frequenza, ma tutte le lezioni e il materiale didattico sono accessibili agli studenti tramite una piattaforma online. In questo modo, si è liberi di affiancare un lavoro allo studio e di dividere il tempo tra le due occupazioni.
In definitiva, scegliere una specializzazione universitaria o meno dipende solo e unicamente dallo studente, dalle sue aspirazioni e dai suoi desideri del momento.