Lauree abilitanti alla professione: il progetto del ministro Manfredi

Il dibattito sulle lauree abilitanti per le professioni regolamentate ha tenuto banco negli ultimi mesi nel discorso politico, anche perché l’emergenza COVID in atto ha evidenziato quanto l’iter per l’abilitazione alla professione non solo allungasse i tempi di ingresso nel mondo del lavoro, ma nel caso di impossibilità ad effettuare le prove, come nella situazione attuale, ne inficiasse proprio il prosieguo.
Nel caso della laurea in Medicina e Chirurgia, un settore fondamentale per fronteggiare l’epidemia, si è provveduto subito a rendere abilitante la laurea per consentire ai neolaureati di entrare nei reparti più stressati dall’emergenza sanitaria.
Per gli altri professionisti invece si è dovuto attendere il 18 ottobre, data in cui la legge proposta dal Ministro dell’Università e della Ricerca Gaetano Manfredi, è diventata realtà. Con queste nuove norme, il tirocinio pratico-valutativo si effettua durante il percorso formativo e la laurea diventa anche la sede per svolgere l’esame abilitante alla professione.
Il decreto coinvolge diversi corsi di laurea, nell’ambito delle professioni che seguono un preciso regolamento stabilito dallo stato e dagli enti territoriali. Con questa norma, la laurea in psicologia, la laurea in odontoiatria e protesi dentaria, la laurea in farmacia e farmacia industriale e laurea in medicina veterinaria saranno abilitanti all’esercizio della professione. Lo stesso discorso varrà per le lauree professionalizzanti in professioni tecniche per l’edilizia e il territorio, professioni tecniche agrarie, alimentari e forestali, professioni tecniche industriali e dell’informazione abiliteranno all’esercizio delle professioni.
Per quanto riguarda invece il tecnologo alimentare, il dottore agronomo, il dottore forestale, il pianificatore paesaggista e conservatore, l’assistente sociale, l’attuario, il biologo, il chimico e il geologo, il titolo può essere reso abilitante con un accordo tra gli ordini e i collegi professionali o le relative federazioni, il Ministro dell’università e della ricerca e il Ministro vigilante sull’ordine o sul collegio professionale competente. Restano fuori dalla legge i commercialisti, gli avvocati e gli ingegneri, ma non si escludono future revisioni.
La velocizzazione dei processi di abilitazione alle professioni può rappresentare una svolta anche nell’ambito della formazione, perché gli aspiranti professionisti con questa nuova possibilità sanno di poter risparmiare fino a 2 anni per entrare nel mondo del lavoro. Ciò potrebbe consentire anche a persone che già lavorano di realizzare quel percorso di studi mai intrapreso e di ottenere in minor tempo l’opportunità di esercitare la professione. Unicusano e tutte le Università Telematiche possono essere una risorsa in questo senso, perché consentono di seguire a distanza le lezioni, senza doversi iscrivere in un ateneo tradizionale e rischiare di non frequentare.
Cosa cambia con questo decreto
L’obiettivo del provvedimento è duplice: snellire il percorso abilitante dei futuri professionisti e consentire loro di entrare nel mondo del lavoro con anticipo. A questo primario scopo si aggiunge anche la necessità di rendere i percorsi di formazione più appetibili ai nuovi studenti, che di fronte ad una durata più lunga di un percorso universitario per via del processo di abilitazione potrebbero tirarsi indietro. Non dimentichiamo infine che inserire il tirocinio nel percorso curriculare accademico evita ai neolaureati di dover fare tirocini a titolo gratuito per diverso tempo per ottenere l’accesso alla professione.