La mediazione dei conflitti tra i banchi di scuola

La scuola ha da sempre una importare responsabilità formativa, che va oltre il mero nozionismo, a scuola si deve imparare anche a confrontarsi con altre persone, a rispettarne le diversità e a gestire e mediare eventuali conflitti.
Oggi sempre più spesso, tra i banchi di scuola ci sono bambini e ragazzi di differenti etnie, culture e religioni, non sempre è facile confrontarsi, ma se si inizia a farlo da giovani o meglio da giovanissimi questo diventerà più facile una volta raggiunta la maturità. La scuola deve lavorare sulle capacità comunicative e relazionali dei ragazzi e non sempre oggi è facile farlo. Sempre più spesso i giovani si relazionano a distanza attraverso lo smartphone e provano una certa difficoltà nel farlo dal vivo, magari in un ambiente, che può risultare stressante come quello scolastico.
Come dice sul suo sito la psicologo Giancola la meditazione o atre pratiche che portano ad una maggiore consapevolezza, possono senza dubbio aiutare. Il benessere degli alunni è in gran parte legato alle loro relazioni tra i banchi di scuola. Le conflittualità tra ragazzi sono frequenti e possono arrivare ad essere molto forti. La scuola non può certo stare a guardare e per questo hanno preso il via vari programmi di mediazione scolastica che cercano di affrontare le diverse possibili conflittualità che possono riguardare, è bene precisarlo, tutti i vari attori sociali della scuola, ovvero non solo gli alunni, ma anche insegnanti, personale non docente e genitori.
La mediazione dei conflitti si configura come un atteggiamento, un modo di vivere, una propensione. Non si tratta di una soluzione più o meno definitiva ai problemi, ma del saperli riconoscere e gestire. Il mediatore non è un arbitro o un avvocato è un facilitatore, una figura a supporto di un lungo e spesso complesso processo di cambiamento. Si tratta di una risorsa utile a tutti i protagonisti della scuola. La mediazione dei conflitti porta ad acquisire competenze sociali importanti e permette alle persone di relazionarsi meglio con gli altri, sviluppando atteggiamenti più cooperativi e un’autentica disponibilità al dialogo, al riconoscimento delle esigenze dell’altro e dei suoi obiettivi. Si potrebbe parlare di empatia, ma forse è eccessivo, meglio parlare della capacità di comprendere le emozioni, sia le proprie che quelle degli altri, mettendosi nei suoi panni. Non è facile, ma ci si può riuscire.
Senza dubbio la scuola di oggi propone sfide educative sempre nuove e sempre più complesse. Per guardare al futuro con ottimismo potrebbe bastare a volte guardare ai valori del passato e andare a recuperare le capacità di dialogo, di scambio, di consapevolezza e più in generale le cosiddette competenza comunicative di base.
Si avverte da più parti un certo bisogno di recuperare un linguaggio emozionale, di non limitarsi a collezionare amici, Fan o Like, ma rapporti relazionali autentici, dei quali riuscire a riconoscere interessi, valori e bisogni. Se si conosce meglio se stessi e si imparare a conoscere gli altri non si eviteranno i conflitti, ma si potrà anticipare e spesso anche evitare l’emersione stessa del conflitto. I ogni caso il conflitto non va mai temuto o peggio demonizzato, fa parte della vita, per questo è importante saperlo gestire.
Le aule scolastiche possono essere un’ottima palestra per imparare proprio questo.